La conoscenza, la formazione e la ricerca pubbliche sono alla base del futuro del Paese.

Il futuro del nostro Paese si gioca in gran parte nei settori della conoscenza.
Una scuola che prepari le giovani generazioni alla conoscenza del mondo e alla cittadinanza – intesa nel senso più alto come disegnato dalla nostra Costituzione – è alla base dello sviluppo socioeconomico e del vivere civile.

Una università e una ricerca che accrescano il sapere e aprano nuove frontiere al cammino della scienza devono poter mantenere l’alto livello di credito che i nostri ricercatori hanno raggiunto.

Un’alta formazione artistica e musicale che ha nel nostro Paese un fulcro di eccellenza e di creatività, ha bisogno di sostegno e valorizzazione.

L’istruzione, la formazione, la cultura, la ricerca sono i pilastri di ogni società democratica e civile ma oggi sono sotto attacco. Se non reagiamo, rischiamo di vedere il nostro Paese avviarsi verso un declino irreversibile, perdendo definitivamente il ruolo di guida culturale e scientifica a livello internazionale.

Questo Governo ha messo in atto politiche che sistematicamente svalutano il valore del lavoro e dei salari, ignorano i diritti, mortificano la nostra cultura, trasformano i nostri settori in un’enclave di precariato. Si tratta di un attacco diretto alla dignità di chi vive e lavora nella e per la conoscenza.

La precarietà, l’insufficienza delle risorse e il continuo svuotamento del ruolo dei lavoratori pubblici sono il frutto di un disegno politico che dobbiamo fermare. Non possiamo permettere che la conoscenza venga sacrificata per finanziare altre spese, per inseguire modelli economici che producono disuguaglianze.

Politiche fiscali che privilegiano alcune categorie non contrastando l’evasione, il disinteresse per la qualità del lavoro, sono rivelatori di un disegno ben preciso: ridurre la portata del sistema pubblico della conoscenza. Un disegno che nega il dettato della nostra Costituzione, riducendo il peso sociale ed economico dei settori pubblici, aprendo la strada alla privatizzazione e alla precarizzazione.

La FLC CGIL ha sempre lottato contro questo modello che è la negazione stessa del diritto alla conoscenza, alla cultura, alla ricerca e all’istruzione di qualità. E continuerà convintamente a farlo, perché investire in conoscenza è una precondizione necessaria per superare le sfide economiche e sociali che il nostro Paese deve affrontare.